Gli effetti delle variazioni della temperatura sul metabolismo delle koi

Le koi, come tutti i pesci, sono organismi eterotermi.
Questo significa che la loro temperatura corporea è identica a quella dell’ambiente che li circonda, cioè l’acqua.
La velocità del loro metabolismo è strettamente influenzata dall’alternanza delle stagioni.
All’interno di ogni singola cellula del corpo del pesce, gli enzimi regolano la velocità delle reazioni chimiche.

 I pesci tropicali riescono a vivere in uno stretto range di temperatura, poiché al di sotto dei 18/16 gradi centigradi i loro enzimi non sono più in grado di funzionare correttamente e così l’intero meccanismo fisiologico si blocca provocando la morte del pesce.
Al contrario, le koi sono pesci di acqua temperata, perfettamente in grado di vivere all’aperto, alle nostre latitudini, tanto in estate quanto in inverno.

Questa proverbiale adattabilità delle carpe è garantita dal fatto che possiedono enzimi in grado di funzionare alle alte temperature estive ed altri perfettamente efficaci anche a pochi gradi sopra lo zero.
Ovviamente, l’attività metabolica invernale di una koi è nettamente diversa da quella estiva e il passaggio da una condizione all’altra avviene attraverso i graduali cambi di stagione.

Da un punto di vista fisico, l’acqua è un fluido caratterizzato da un elevato calore specifico e questo garantisce delle variazioni termiche lente.

Nei laghetti di grandi dimensioni, la temperatura dell’acqua varia con estrema gradualità consentendo ai pesci di adattarsi senza problemi. 
A questo punto, è importante distinguere le variazioni stagionali dagli sbalzi termici, dato che le koi sono perfettamente adattate alle prime ma, in quanto organismi eterotermi, non tollerano i secondi.

Un cambio dell’acqua fatto con poca attenzione, un’acclimatazione frettolosa o assente così come un trasporto effettuato insacchettando i pesci con acqua più fredda di quella della vasca di provenienza, sono tutti ottimi sistemi per compromettere seriamente lo stato di salute delle koi.
Questa non è una opinione personale, ma un dato scientifico oggettivo, non opinabile.
Troppo spesso, si tende a sottovalutare la pericolosità degli sbalzi termici che, al contrario, possono risultare letali anche per grosse carpe.

Inoltre, in caso di sbalzi di temperatura non letali, gli effetti di uno stress termico possono manifestarsi anche dopo diversi giorni e questo rende più complicato collegare il malessere del pesce con il fattore scatenante.
Le conseguenze di uno shock termico variano dalle più lievi come apatia e letargia, fino ad arrivare a pericolosi effetti secondari quali le parassitosi da ciliati e flagellati.
Se si arriva a questo punto, è fondamentale intervenire quanto prima per evitare che le parassitosi indeboliscano il pesce in maniera irrecuperabile.

Personalmente, ritengo che il trattamento col sale sia la prima scelta per la cura dei postumi da shock termico, anche perché si tratta di una terapia priva di effetti collaterali e stress aggiuntivi per le carpe.