Valutazione degli impatti ambientali dei trattamenti chimici antiparassitari nel laghetto ornamentale.

Valutazione degli impatti ambientali dei trattamenti chimici antiparassitari nel laghetto ornamentale.
Questo è un argomento davvero molto articolato ed estremamente interessante che richiede delle spiegazioni approfondite.
Infatti, anche se la vita dei pesci in tutti i nostri laghetti, è garantita dai medesimi principi di biochimica su cui si basa il funzionamento dei filtri biologici, non bisogna dimenticare che ciascun laghetto è una realtà unica e a se stante.
Tutti gli ecosistemi acquatici come i nostri laghetti, sono caratterizzati dall’esistenza di delicati equilibri tra fattori biotici e fattori abiotici.
I fattori biotici sono i pesci, le piante acquatiche e quelle che circondano il laghetto, tutti i macro e micro organismi acquatici compresi i batteri del filtro solo per citarne alcuni.
I fattori abiotici sono l’acqua, il tipo e la quantità di sali minerali in essa contenuti, l’aria, il vento prevalente in quella determinata zona, le ore di luce e di sole diretto, le temperature medie nelle diverse stagioni eccetera.
Da queste considerazioni, è facile intuire quanto differenti ed unici siano i nostri laghetti.
Quindi, risulta ovvio come sia IMPOSSIBILE standardizzare gli effetti collaterali dei vari trattamenti chimici sulla componente biotica di un ecosistema acquatico poiché le variabili in gioco sono infinite.
Ad esempio, se si parla del blu di metilene e delle leggende metropolitane che narrano di una riduzione del 20% del potere nitrificante di un filtro attraverso il quale scorre acqua trattata con questo potente disinfettante, ritengo che questo dato sia altamente discutibile poiché, innanzi tutto, va considerata la concentrazione di blu di metilene che utilizzo.
Poi c’è da tener conto del fatto che se (come è auspicabile) viene utilizzato abitualmente un biocondizionatore, si avrà un effetto di neutralizzazione della cura.
Infine, c’è da valutare l’eventuale carico organico, meglio conosciuto come domanda biochimica di ossigeno, (nota anche come BOD, acronimo dell’inglese Biochemical Oxygen Demand) che rappresenta una misura indiretta del contenuto di materia organica biodegradabile presente in un campione d’acqua. Può essere usato per stimare le qualità generali dell’acqua e il suo grado di inquinamento.
Più risulta alto il BOD, meno efficace sarà il trattamento.
Non tutti i trattamenti hanno la stessa sensibilità al BOD, e per i più suscettibili si rende necessario ricalibrare i dosaggi, a volte anche con considerevoli correzioni.
Certi trattamenti sono molto sensibili anche alla radiazione uv del sole, e come sappiamo bene, non tutti i laghetti ricevono le stesse ore di sole diretto.
La perdita di efficacia di un trattamento ha come logica conseguenza un minore impatto sulla biologia del filtro ma anche un effetto curativo decisamente ridotto.
Concludendo, torno a sottolineare quanto sia difficile stimare gli effetti collaterali di un trattamento, perciò, se esiste un’alternativa più sicura (vedi il sale) non vedo perché complicarsi la vita con disinfettanti o chemioterapici.
Se utilizzato bene (sui giusti parassiti e nel corretto dosaggio), difficilmente il sale fallisce, ma se dovesse succedere si fa sempre in tempo ad utilizzare qualcosa di più forte.
Decidere di trattare i ciliati ed i flagellati con il blu di metilene è come tentare di uccidere una zanzara con un bazooka…di sicuro si otterrà il risultato desiderato ma con quali costi e con che effetti collaterali????